Intervista a Giorgia Ligasacchi: Marketing and Communication Manager – Art Department presso Negri-Clementi Studio Legale Associato

Una piacevole chiacchierata con Giorgia Ligasacchi, Marketing and Communication Manager dell’Art Department presso il nostro partner Negri-Clementi Studio Legale Associato, che ci racconta del suo lavoro presso lo studio e delle sue prospettive sulla relazione tra arte e tecnologia.

SpeakART: Buongiorno Giorgia, è un piacere averti con noi.
Ci sapresti descrivere in breve il ruolo che oggi ricopri nello Studio Legale Associato Negri-Clementi?
Giorgia Ligasacchi: Sono un’art consultant e questo vuol dire che – grazie alla collaborazione con un network di partner di eccellenza – fornisco servizi di assistenza specialistica nel settore fine art e art collectibles orientando la clientela nei mercati dell’arte antica, moderna e contemporanea, offrendo soluzioni ad hoc per la creazione, la gestione, la valorizzazione, la protezione e il mantenimento del patrimonio artistico. Sono responsabile marketing e comunicazione dello Studio, e co-editrice e supervisore editoriale di ART&LAW, rivista scientifica di matrice giuridica. Collaboro in qualità di docente con università, business school, accademie e istituti d’arte, scrivo regolarmente su quotidiani e testate di settore in materia di beni culturali, arte e creatività e creo, curo e organizzo corsi di formazione, convegni, tavole rotonde, workshop, webinar, su discipline artistiche, economiche e giuridiche.

SpeakArt: Quando è nata per te questa grande passione per l’arte che tutti noi percepiamo fortemente nel tuo lavoro quotidiano? Questo lavoro si è concretizzato strada facendo o è stata una scelta predeterminata e confermata dal tempo?
Giorgia Ligasacchi: Questa mia sensibilità all’arte deriva in gran parte dal contesto in cui sono cresciuta. Ho la fortuna di avere due genitori che mi hanno educata all’importanza e al valore – anche sociale – dell’arte e della cultura in generale, portandomi fin da bambina a visitare musei e mostre in Italia e all’estero, ad assistere a spettacoli teatrali e stimolandomi quotidianamente con articoli di giornale e libri. Un approccio che ha certamente inciso e contribuito alla mia forma mentis. Inoltre, mi piace pensare che la mia grande passione per l’arte sia da sempre nel mio DNA grazie a un nonno pittore e poi creativo pubblicitario che, sebbene io non abbia mai conosciuto, è sempre stato presente nella memoria e nei racconti di famiglia.

SpeakArt: Le tue prime esperienze lavorative sono state nel settore arte, ma in due ambienti molto diversi: da un lato quello museale (museo Leonardo3) e dall’altro quello assicurativo (Axa Art Versicherung Ag). Quali insegnamenti potresti dire di esserti portata a casa, e in che modo ti aiutano nel tuo percorso professionale di oggi?
Giorgia Ligasacchi: Entrambe le realtà si sono rivelate un’ottima palestra per la mia crescita personale e per la mia formazione professionale, e fondamentali, specialmente l’esperienza assicurativa, per le mie scelte future. Ricordo con affetto i colleghi di Axa Art, con cui ancora oggi ho la fortuna di collaborare e confrontarmi, i quali mi hanno fornito strumenti preziosi e insegnato un approccio al lavoro serio, professionale e responsabile e, allo stesso tempo, curioso, aperto al cambiamento e all’imprevisto. Ho imparato l’importanza della condivisione della conoscenza, del mettersi sempre in discussione e – soprattutto – il valore dei rapporti umani, insegnamenti che custodisco gelosamente.

SpeakArt: Come è stato il primo contatto con il settore legale?
Giorgia Ligasacchi: Galeotto fu l’elaborato di tesi di laurea magistrale focalizzato sul fenomeno corporate art collection in Italia e in particolare sull’analisi dei possibili benefici che l’arte può portare all’interno delle organizzazioni aziendali tramite l’osservazione e lo studio dei loro bilanci e di alcuni indicatori di reddittività. Dalla ricerca emerse infatti una realtà – nuova e poco conosciuta – fortemente interessata al collezionismo d’impresa: gli studi legali che sempre più assomigliano a vere e proprie gallerie d’arte. Alcuni espongono la raccolta del fondatore o dei soci (nata per lo più dalla passione) per abbellire e valorizzare l’ambiente di lavoro, altri ospitano per un certo periodo la personale di un artista emergente o noleggiano le opere d’arte tramite collaborazioni dirette con collezionisti, artisti o gallerie, altri ancora, come Negri-Clementi, decidono di costruirne una practice legale con l’obiettivo di dare più ordine e chiarezza a un mercato spesso opaco e complesso. Possedere una collezione d’arte avvicina lo studio professionale a una clientela e a un target ‘alto’ e serve ad accreditarsi su un entourage fatto di collezionisti. Se ci pensate, è più facile spiegare a un collezionista il servizio offerto specifico di diritto dell’arte e art advisory se lo stesso studio si presenta come collezionista, perché parlano la stessa lingua e condividono le stesse problematiche e gli stessi sentimenti. Sono molti gli studi legali che negli ultimi anni si sono specializzati in questo campo, spesso attirati dall’alta profittabilità del settore e dalle continue nuove richieste della Clientela che oltre a possedere imprese, immobili e titoli, è proprietaria di un asset artistico che necessita di essere gestito al meglio per evitare il depauperamento. Dunque avvenne così la mia prima liaison con il settore legale e in particolare con lo Studio Legale Negri-Clementi, sui banchi universitari.

SpeakART: Ci racconti una tua giornata tipo per farci capire meglio in cosa consiste il tuo ruolo?
Giorgia Ligasacchi: Nessuna giornata è uguale all’altra; ed è ciò che amo di più del mio lavoro. Per quanto concerne l’attività di art advisory, passo da visitare, studiare e schedare collezioni (per loro natura eterogenee) da sottoporre agli esperti per la valutazione, alla delicata attività di due diligence e di ricerca storico-artistica dove vado a verificare la presenza di quegli elementi – a corredo – che sono essenziali e che possono incidere sull’identificazione e sulla qualità dell’opera (autenticità, provenienza in termini di passaggi di proprietà, libera circolazione nazionale e internazionale), fino alla sottoscrizione di contratti di consulenza. I miei interlocutori sono collezionisti privati e corporate, le case d’aste, le gallerie e i mercanti d’arte, la Sovrintendenza, i restauratori, gli assicuratori e i trasportatori specializzati, i musei, le istituzioni culturali, le fondazioni e gli archivi d’artista e, naturalmente, le ArtTech. Inoltre, ora con più difficoltà a causa delle ulteriori restrizioni per il contenimento del Covid-19, mi piace concludere la giornata lavorativa con la visita a una mostra in galleria o alla preview di un’asta, ottime occasioni per fare networking e di aggiornamento sulle novità offerte dal panorama artistico e di mercato.

SpeakART: Il periodo di lockdown e il COVID-19 in generale, che conseguenze hanno avuto sul tuo lavoro e su dipartimento arte del tuo studio? Come sono cambiate le cose da fare, le priorità, i rapporti con i clienti?
Giorgia Ligasacchi: Oggi, più che mai, in un contesto di discontinuità, di continua trasformazione e di incertezza, la modalità di lavorare e di gestire il rapporto con i clienti è cambiata radicalmente imponendo a tutti un brusco ripensamento delle priorità e delle abitudini. In questi mesi di pandemia, per quanto concerne l’attività di art advisory, abbiamo assistito a un incremento significativo di domande di conoscenza del proprio patrimonio artistico – valutazione, valorizzazione, gestione e pianificazione successoria – a discapito di quelle relative al prestito d’opera o alla liquidazione.

SpeakART: Di tecnologie applicata all’arte si sente sempre di più parlare. Ci puoi dare il tuo punto di vista generale in merito ai molteplici software che proliferano attorno a questo mondo?
Giorgia Ligasacchi: Dite bene. Oggi, l’applicazione e gli utilizzi delle nuove tecnologie al mondo dell’arte sono molteplici e implicati in diversi campi d’interesse: dalla creazione (Intelligenza Artificiale, digital art) alla compravendita online fino al mondo dei servizi legati alle opere d’arte e ai collectibles. Proprio in merito a quest’ultimo, sempre più spesso assistiamo alla nascita di nuovi software innovativi, creati e pensati per semplificare la gestione delle collezioni d’arte – siano esse pubbliche o private –, per valorizzare il patrimonio artistico e per rendere più snello ed economicamente vantaggioso il lavoro dei professionisti. Ritengo che il proliferare di questi strumenti digitali a supporto dell’arte sia espressione di una necessità reale da parte dei collezionisti e degli operatori del settore e manifestazione di un bisogno sempre più urgente di risolvere le criticità che da sempre affliggono questo mondo. Tuttavia, ritengo anche sia necessario operare una attenta selezione perché, come si dice, non tutto quel che luccica è oro!

SpeakArt: Conosci molto bene il progetto SpeakART, ma conosci anche molto bene le diverse categorie di soggetti che potrebbero beneficiarne. Spesso il mondo digitale si trova ad affrontare una sorta di resistenza nei confronti delle innovazioni tecnologiche: a cosa pensi sia dovuta? E qual è la tua opinione in merito?
Giorgia Ligasacchi: Tecnologia e arte sono due mondi apparentemente lontani ma in realtà uniti fin dall’origine della parola; dal greco “tékhne-logìa” letteralmente “trattato sistematico su un’arte.” La tecnologia ha una razionalità strumentale e mira a un obiettivo calcolando i rischi; l’arte, al contrario, ha una razionalità mediata da sentimenti e passioni e difficilmente si prefigge un fine unico ed esclusivo. Diversi i linguaggi e le modalità e proprio per questo dal loro incontro-scontro, ritengo possa nascere un rapporto estremamente positivo e vantaggioso. La tecnologia si presenta come una valida alleata dell’arte, aiutandola a essere più innovativa ed efficiente. Inoltre, uno degli insegnamenti che abbiamo appreso da questa difficile situazione emergenziale che ci ha costretti al lockdown globale e oggi locale, è sicuramente l’importanza e l’urgenza di pianificare, valorizzare e gestire al meglio il proprio patrimonio (anche artistico), attività che possono e devono essere sviluppate e integrate dalla tecnologia e dal digitale. L’allarme Covid-19 ha certamente accelerato una tendenza che era già in corso da tempo, attirando i riflettori sulle numerose ArtTech e sulla necessità di digitalizzare in maniera razionale e funzionale tutto il settore. Sebbene sia ancora presto per prevedere come e con quale pervasività questa pandemia impatterà su tutte le attività, comprese quelle relative al mondo dell’arte, l’augurio che mi faccio, è che la ripartenza coincida con l’inizio di un processo virtuoso e organizzato che porti davvero un cambiamento per una buona e reale gestione del patrimonio artistico supportato dal digitale.

SpeakART: Come professionista, quali benefici al settore arte ritieni che SpeakART possa generare, grazie alla sua tecnologia attuale e ai progetti che sta sviluppando?
Giorgia Ligasacchi: Nel variegato mercato delle ArtTech, SpeakART ha da subito attirato la mia attenzione per la sua capacità unica di far dialogare il mondo IT con quello fine art. La sua forza – anche in termini competitivi – è quella di andare oltre il semplice gestionale, consentendo all’opera d’arte di ‘parlare da sola’ grazie alla creazione della sua personale impronta digitale o identità digitale. È lei stessa a comunicare se ha subito un danno durante un trasporto o una sostituzione, e questo è possibile grazie a un algoritmo che permette di individuare univocamente l’opera e di controllare il suo stato in momenti diversi mettendo a confronto semplicemente due immagini (fatte anche con lo smartphone), lo scatto al tempo zero con uno più recente con un grado di attendibilità del software ‘spaventosamente’ alto. Personalmente ritengo che sia una vera e propria rivoluzione nel mondo del collezionismo e dei servizi legati all’arte, che solo SpeakART oggi può offrire.