Emma Talbot: Una storia di rinascita

La vittoria del premio Max Mara Art Prize for Women nel 2020 coincide per  Emma Talbot, artista britannica classe 1969, con il momento in cui ha la possibilità di potersi finalmente dedicare in toto a ciò che più le appartiene: l’arte. 

Emma Talbot, Biennale Arte 2022

Nell’intervista pubblicata sul numero 17 di Vanity Fair, infatti, racconta di essere rimasta vedova all’età di 36 anni. Questo sfortunato evento l’ha portata a doversi prendere cura della sua famiglia da sola, ed a impegnarsi così, per tutto questo tempo, nel lavoro di insegnante. 

Durante la tragica esperienza, prima del coma e poi della morte del marito, Emma riesce a trovare nell’arte uno spazio meditativo soltanto per lei e per il suo grande amore, uno spazio sovrasensibile in cui l’artista riesce a sentire un contatto.

Emma Talbot, nella stessa intervista sopra citata, rivela: “ho cominciato a disegnare in ospedale e ho continuato a farlo a casa, dopo la sua morte: dalla mano venivano fuori, di getto, creature fantastiche, situazioni che scaturivano da un immaginario che nemmeno pensavo di avere, partorito credo dal mio inconscio più profondo.”

Nelle opere di questa artista introspettiva, infatti, si può intuire la natura dei suoi lavori: sono i ricordi e le proiezioni psicologiche che la spingono verso la traduzione dei pensieri su tela. 

Emma Talbot, Biennale Arte 2022

Talbot però non eccelle solo nella pittura, ma utilizza anche la tecnica del disegno, dell’animazione e della scultura, con una particolare predilezione verso l’uso di stoffe e tessuti. 

Attualmente due dei suoi capolavori sono in mostra alla Biennale Arte 2022 di Venezia, curata da Cecilia Alemani, nello spazio dell’Arsenale. 

In questa sede affronta due temi fondamentali: il primo esprime la perdita ma allo stesso tempo la speranza di un recupero del legame tra uomo e natura. Il secondo è, invece, un tema in cui riecheggia fortemente la storia personale dell’artista: il parto e la ripresa di vitalità. 

Nelle opere di Emma Talbot non c’è solo tecnica e passione, ma c’è una storia da raccontare: una storia di rinascita.