“Il tempo non sistema le cose, te le fa capire. A sistemarle ci devi pensare tu”
#MercoledìFilosofico #11

Gli “orologi molli” sono indubbiamente una delle figure distintive dell’immaginario di Salvador Dalì, grazie ai quali ci comunica la sua personale riflessione sul tempo, nella quale un importante peso ha l’influenza di Sigmund Freud.

L’ispirazione per l’opera La persistenza della memoria di cui sono protagonisti scaturisce all’improvviso, dall’osservazione di una fetta di formaggio che si scioglie: allo stesso modo si sciolgono gli orologi che si trova a rappresentare sullo sfondo di un paesaggio che riprende Port Lligat, in Spagna.

 

Salvador Dalì, La persistenza della memoria – Courtesy Analisi dell’opera

 

La liquefazione a cui sono soggetti vuole rappresentare il tempo nel suo aspetto psicologico, non oggettivo come dovrebbe essere bensì il più soggettivo possibile: il tempo scorre infatti in modo diverso per ciascun individuo, e gli stessi intervalli temporali rappresentano una sensazione e una durata diversa per ogni individuo, ma anche per ogni animale o vegetale.

“Il tempo è la dimensione delirante e surrealista per eccellenza” sosteneva l’artista stesso, mettendo in crisi la più classica delle scansioni che regola la nostra vita, e la tematica verrà poi ripresa anni dopo in La disintegrazione della persistenza della memoria.

 

Salvador Dalì, La disintegrazione della persistenza della memoria – Courtesy The Dali Universe

 

La percezione del tempo viene così rappresentata nella sua relatività più assoluta, mostrandoci come non sia tanto il suo scorrere ad avere un impatto su di noi, ma siamo noi a viverlo in maniera differente a seconda delle situazioni, delle emozioni, dei momenti che ci troviamo a vivere.

Così al tempo non si può sicuramente assegnare una capacità di cambiare le cose, ma siamo noi a doverci fare carico di qualsiasi azione che nel tempo possa accadere e che possa quindi avere un impatto nelle nostre vite.