Intervista all’artista Carla Mura

Abbiamo avuto il piacere di conoscere personalmente Carla Mura, artista che ha fatto dell’utilizzo dei fili colorati per la realizzazione delle sue opere il suo tratto distintivo. Chiacchieriamo con lei sulle sue esperienze artistiche e sulla sua visione dell’attuale sistema dell’arte.

 

Carla Mura – Courtesy the artist

 

SpeakART: Dove e perchè hai iniziato a fare arte?
Carla Mura: Nella mia vita ho sempre avuto un’interesse per l’arte. Da piccola, durante i viaggi con i miei genitori, sono stata in innumerevoli musei, nazionali ed esteri, ed ho sviluppato una curiosità che mi ha portato da ragazza ad iniziare a dipingere per dar voce ad un atto liberatorio e personale.
Ho così iniziato all’età di 26 anni, dopo anni di studio musicale, a dipingere le mie prime due opere, che appartengono allo stesso “involucro” iniziale.
Da quel momento non ho più potuto fare a meno di quest’espressione fisica e mentale, di questo stato di esternazione e di introspezione che è insita nel fare arte e quindi l’atto creativo/umano.
Nel tempo ci sono stati molti cambiamenti nella mia vita: ho cambiato diverse città, riferimenti e situazioni, ma l’Arte è l’unica cosa che è sempre rimasta e che coltivo e sviluppo attraverso la mia intera esistenza.

SpeakART: Arte e donna, come si concilia l’essere mamma con la vita d’artista?
Carla Mura: L’artista è un individuo con una forte sensibilità, che non può e non deve assolutamente avere limiti espressivi, l’espressione si manifesta su diversi fronti, anche sentimentali. Sin da bambina ho desiderato un figlio, perché il mio amore per i bambini è sempre stato forte e concreto. Da adulta sono riuscita a diventare madre, all’età di 43 anni, con molte difficoltà per una malattia con cui ho convissuto fin dall’adolescenza. Questo fatto ha segnato profondamente la mia vita e credo che esperienze come la mia possano essere un moto di speranza per tutte le donne che riscontrano difficoltà nel diventare madri.
In questo momento storico, è molto discussa la figura di una madre-artista e come tali ruoli si possano conciliare.
Credo che tutte le professioni possano conciliarsi all’essere mamma. Nonostante le comuni credenze sulla disponibilità di tempo e l’impegno che la vita di un’artista richiede rispondendo a stereotipi comuni, non c’è motivo oggigiorno di perpetrare tale erronea convinzione. L’immagine proposta comunemente di un’artista donna risulta infatti distorta. Il binomio artista-mamma è un binomio che può sopravvivere benissimo, anzi può essere d’ispirazione. L’amore e la sensibilità conferita dalla maternità può tradursi in arte con grande forza.

 

Carla Mura, La curia, 2020 – Courtesy the artist

 

SpeakART: Cosa pensi che debba fare il sistema dell’arte per aiutare l’artista ad emergere?
Carla Mura: Credo che il sistema dell’Arte rappresentato da galleristi e curatori in Italia si divida in due opposte categorie con poche sfumature al centro. Ci sono professionisti che sono riusciti a curare artisti in modo efficiente, in tutto il loro sviluppo, sostenendoli e aiutandoli a crescere, altri invece che non possiedono tale abilità e dedizione, svolgendo un ruolo marginale e non sufficiente per promuovere e seguire l’artista nel suo cammino, conferendogli la necessaria visibilità in Italia e all’estero.
Sono molto fiduciosa che gli addetti ai lavori, come politici, galleristi, divulgatori, curatori, etc abbiano avuto modo di studiare, in questo periodo pandemico che ha cambiato radicalmente le cose per ciascuno di noi, come muoversi meglio, per innalzare il livello della promozione dell’arte e degli artisti in Italia.
Non possiamo prescindere dal fatto che l’educazione, la sponsorizzazione della cultura e le diversità possano essere delle chiavi di volta per una condivisione civile e appagante di intenti. 

SpeakART: Carla, il tuo modo di lavorare è decisamente insolito: come realizzi le tue opere, nella pratica?
Carla Mura: La scelta del mio materiale attuale, dal 2004, è il filo di cotone o il filo elastico.
Risulta tra le mani un materiale duttile, forte, raffinato e con dei colori consoni alla mia visione del riflesso, della tensione e dell’espressione.
Ho fatto acquisti in molti luoghi italiani, anche se molto materiale è arrivato dall’Egitto, vista la loro pregiatissima cultura sul filato di cotone e la loro capacità di esprimere al meglio le tinture particolarmente accese, come il rosso, colore molto difficile da trattare ma che mi dà sempre grandi soddisfazioni.
Le rocche che preferisco, anche se possono essere di varie grammature, sono quelle molto grandi, circa da 2 kg che attualmente acquisto in Brianza,.
Il passo successivo è scegliere il materiale di supporto che può essere una tavola di legno piuttosto, di plexiglass o una tela di cotone.
Inizio a lavorare con varie tecniche, scelte dopo un moto di ispirazione solitamente improvvisa, che poi si protrae per il resto della realizzazione del quadro e che a volte può subire modifiche.
Le tecniche che ad oggi utilizzo sono diverse: stratificazione, ritorsione di uno o più fili, linearità, casualità, bilanciamento, geometria, annodatura e altre, tutte eseguite manualmente e senza supporto del telaio, né di collaboratori.
I quadri sono tutti pezzi unici, anche se esistono delle serie, come i “Modelli Metereologici” sviluppati in più pezzi, sempre ovviamente tutti diversi nei colori ma con la stessa sostanza, lo stesso concetto, la stessa comunicazione..
Un altro esempio è la serie “Metropoli”, che trae ispirazione dalle città in movimento, specchio di tempi veloci ed estremamente dinamici.
Proseguo con la rifinitura: cornice, plexiglass o vetro. In alcuni casi le opere vengo lasciate libere senza nessun supporto aggiuntivo.
Infine procedo con la stesura della parte didascalica, firma, autentica e promozione. In quest’ultima c’è un mondo che si apre, dai contatti per le esposizioni, ai media, alla curatela, alle foto, ai cataloghi , ai social etc..

 

Carla Mura, Building, 2016 – Courtesy the artist

SpeakART: Ti abbiamo sentita critica nei confronti del supporto locale: cosa potrebbe fare ogni singola regione per valorizzare i propri artisti?
Carla Mura: Le amministrazioni pubbliche ed i tanti referenti pubblici, o almeno quelli che dovrebbero essere tali, fanno ancora troppo poco per valorizzare i propri artisti, soprattutto per quelli che abitano nella stessa regione. Se ci fosse più coinvolgimento si farebbe una buona parte del lavoro di sviluppo e promozione grazie al loro supporto sia individualmente, sia collettivamente.
Tale atteggiamento virtuoso aumenterebbe le vendite, la fruibilità dell’arte che sarebbe alla portata di tutti, anche delle nuove generazioni e produrrebbe effetti positivi come quelli di stimolare l’integrazione, e la curiosità e diminuire il distacco verso l’arte e verso gli artisti.
Ancora oggi vengono a volte visti come degli alieni, o personaggi un po’ fuori di testa.
Tutto dovrebbe essere più fluido, più spontaneo, il dialogo dovrebbe essere alla base per stilare nuovi progetti comunicativi, di diffusione dell’arte.
Si può veramente fare tantissimo, ma credo che per salvaguardare la produzione degli artisti italiani appartenenti alla generazione 1970/80 bisognerà muoversi in fretta. Purtroppo se questi artisti, dei quali faccio parte, non verranno valorizzati nei tempi corretti si rischierà di indebolire una grande risorsa artistica che rispecchia l’attualità.

SpeakART: Raccontaci quali sono i tuoi progetti futuri nel campo artistico.
Carla Mura: Attualmente sto lavorando ad un nuovo progetto molto elaborato, sono in una fase di studio e approfondimento di molti argomenti che riguardano la globalità, non posso anticipare più di tanto. Lavoro assiduamente e con un criterio programmato quotidiano, perché i passaggi sono veramente tanti da portare avanti per ottenere il risultato che desidero.
Con le riaperture post pandemiche immagino sarà tutto più semplice, anche il sentiment generale dovrebbe migliorare. Certo, nel prossimo futuro ci dovremo riabituare a tanta socialità, nonostante la mia personale scelta di avere una vera e propria casa studio che mi permette di dedicare la maggior parte del mio tempo alla mia arte e di concentrarmi al massimo.
Credo comunque che questa pandemia abbia cambiato un po’ tutto e quindi anche l’Arte…. Staremo a vedere!

 

Carla Mura, Running, 2020 – Courtesy the artist