La natura ribelle in “Primavera 2020” di Charline von Heyl

Come ci si immaginerebbe la “Primavera” di Sandro Botticelli attualizzata ai giorni nostri? 

Esposto al Padiglione Centrale dei Giardini durante la scorsa 59. Biennale d’Arte di Venezia, “Primavera 2020 “si distacca dall’idealizzazione per mostrarci i lati più dissonanti di questa stagione e del rapporto fra uomo e natura. 

Charline von Heyl, Primavera 2020, 2020, esposta alla 59. Biennale d’Arte di Venezia.
Courtesy Biennale di Venezia

Con quest’opera l’artista tedesca Charline Von Heyl ha deciso di rendere tributo al famosissimo omonimo rinascimentale attraverso una sua rilettura contemporanea. Il dipinto fa parte di un programma più ampio, il “Primavera Project” in collaborazione con Jeffrianne Young e Matt Haimovitz, che, oltre a includere altre opere pittoriche a base mitologica, comprende l’accompagnamento di una serie di composizioni musicali per violoncello create ad hoc per meglio interpretare il contenuto di “Primavera 2020”.

Ampie campiture di colore grigio richiamano in maniera immediata le figure dell’originale botticelliano, posizionate ricalcando lo stesso schema rappresentativo, seppur lasciate in un’indefinitezza quasi inquietante, sfocata, imprecisa. L’inserimento di elementi quali maschere tribali, riferimenti a arte grafica e pubblicitaria come i fiori in stencil e strati di fumettistici conigli saltellanti, l’uso di colori di rottura per spezzare la composizione, sono tutti elementi caratterizzanti lo stile e il lavoro di von Heyl, che cerca in questo modo di allontanarsi da una semplice reinterpretazione dell’originale per creare un’immagine nuova e attuale. I molti strati del dipinto e le varie tecniche pittoriche usate per la sua creazione non restituiscono profondità, lasciando l’osservatore perso nell’ampia e distopica visuale dell’opera.

L’artista Charline von Heyl.
Courtesy Primavera Project

Esplorando temi quali la fanciullezza femminile, la trasformazione, il desiderio e l’ambivalenza, la sottile incrinatura violenta percepibile nel dipinto di Botticelli si trasforma in una dissonante frattura nella sua rilettura di “Primavera 2020”, tanto da portare l’osservatore a interrogarsi sulla visione della convivenza tra uomo e natura. Utilizzando le metafore della bellezza e della soggettività del mezzo, von Heyl ridefinisce in modo sistematico i confini della pittura contemporanea.