La pagella dell’arte: ecco l’Art Market Report 2021

È fresco di stampa (digitale) l’Art Market Report 2021: il report annuale sul mercato dell’arte edito da Art Basel e UBS. Per gli addetti del settore sono cent’ottantuno pagine che valgono come una pagella – al livello mondiale – in cui vengono annunciati i primi e gli ultimi della classe.

Quest’anno, a causa del Covid, il report ha acquisito ancor più rilevanza e la curiosità per i dati che avrebbe evidenziato era sicuramente tanta. La pandemia ha, infatti, stravolto le dinamiche di qualsiasi mercato e quello dell’arte non ne è uscito di certo indenne.

 

The Art Market Report 2021 – Courtesy di Art Rights

 

La matematica non è un’opinione

Già nel 2019, il mercato ha sofferto forti tensioni politiche, economiche e sociali e, per diverse dinamiche a suo sfavore, ha visto un calo del valore del 5%. Con l’avvento nefasto del 2020, queste incertezze si sono amplificate con la grande differenza che, rispetto a crisi passate – come quella del 2009 – , questa volta gli effetti hanno coinvolto, trasversalmente, tutti i settori del mercato: dalle case d’aste passando per le gallerie fino ai collezionisti privati. Le cifre parlano chiaro: rispetto al 2019 le vendite nell’arte hanno visto un calo netto del 22%.

Protagonisti e superstiti

Nell’arte, al livello mondiale, sono tre i paesi protagonisti: Stati Uniti, Cina e Inghilterra. Secondo i dati del report, le posizioni sono rimaste invariate. Gli Stati Uniti hanno retto il colpo mantenendo un buon 42% del valore totale delle vendite mondiali, seguono Cina e Inghilterra con un 20% a testa. All’interno della sezione sui dealer, i dati evidenziano come nonostante il calo inevitabile delle vendite, questi siano sopravvissuti grazie ad una riduzione intelligente dei costi operativi più ingenti. Addirittura il 28% ha affermato di essere più redditizio del 2019 e il 58% degli intervistati si aspetta una crescita nel 2021.

 

Global Art Market share by Value 2020 – Courtesy di The Art Market Report

 

Ci vediamo online 

Uno degli sviluppi più concreti e direttamente “imputabile” al Covid è la crescita smisurata dell’online, settore che ha raggiunto il record di 12,4 miliardi di dollari.

Le aste, settore in cui la Cina ha ufficialmente superato gli Stati Uniti con il 36% delle vendite contro il 21%, hanno prodotto un fatturato annuo (2020) pari a 29,3 miliardi di dollari e il 22% delle vendite è stato realizzato proprio online. I dipartimenti di maggior successo risultano essere Post War – Contemporary e Modern art. Certo, è ovvio che un dato simile si deve anche alla chiusura fisica delle case d’aste e alla conseguente impossibilità di tenere i consueti appuntamenti in presenza.

 

 

Public Auction Market Global Share by Value – Courtesy of The Art Market Report 2021

 

Le fiere, qui si tocca un tasto dolente: più della metà sono state cancellate (61%), le rimanenti si sono divise tra quelle fedeli agli eventi fisici (37%) e quelle che, al contrario, hanno preferito orientarsi verso l’online. Secondo le statistiche, gli stessi collezionisti HNW (High net Worth Individual) hanno preferito acquistare tramite quest’ultimo canale a patto che il prezzo fosse pubblico.

 

Share of Global Art Fair (live events) cancelled in 2020 (365 fairs) – Courtesy of The Art Market Report 2021

 

 

Arte social

Uno dei dati più interessanti è forse l’uso dei social network come canale di vendita. Se, infatti, già prima del Covid erano stati definitivamente classificati come il mezzo più efficace per ampliare il pubblico e quindi la potenziale clientela, con l’avvento del virus si sono trasformati in piattaforme di vendita. Il report evidenzia come un terzo dei collezionisti abbia acquistato arte tramite Instagram.