Lee Krasner

Se pensiamo all’Espressionismo Astratto, pensiamo a Jackson Pollock. Se pensiamo a Jackson Pollock pensiamo al dripping e ci immaginiamo immediatamente una delle sue tele.
Se pensiamo contemporaneamente all’Espressionismo Astratto e a Pollock, difficilmente ci verrà subito in mente sua moglie, nonostante a sua volta artista ed esponente del movimento.

Pollock di cognome dal 1945, Lenore Lee Krasner (all’anagrafe Lena,1908 – 1984) ha sempre saputo di voler fare arte come testimonia la sua formazione, che le permette di conoscere e apprendere le tecniche, le teorie, le opere dei grandi maestri.

Il distacco da una preparazione più prettamente accademica avviene nel momento in cui inizia a seguire le lezioni del pittore tedesco Hans Hofmann, vicino al Cubismo, che si riflette nello stile geometrico che caratterizza le sue opere ispirare a nature morte o alla figura umana, fino alla svolta, che coincide anche con il suo incontro con Pollock e che la porta addirittura a distruggere molte delle sue opere precedenti, le quali non rispondevano alla sua necessità di espressione e gestualità.

Da qui la sua produzione si caratterizza di fasi: le Little Images che crea lavorando con la propria immaginazione piuttosto che basandosi su un modello e che sembrano anche richiamare il dripping del marito, i collage che esprimono l’espressività che caratterizza l’atto del taglio e dello strappo (talvolta utilizzando opere scartate da Pollock stesso); l’Action Painting si concretizza nelle serie Earth Green e Umber sembrano esprimere i sentimenti di dolore e perdita successivi all’improvvisa morte del marito, con figure organiche che riempiono le grandi tele; le successive Primary Series sembrano richiamare forme floreali con colori vivaci.

La numerosità e diversità delle sue opere, segno di una continua esplorazione e reinvenzione di sé, inizia a essere rivalutata, o forse valutata per la prima volta, dagli anni ’60: il legame affettivo con una figura così nota aveva inevitabilmente oscurato il suo essere artista in prima persona.

Negli anni di matrimonio Lee mai aveva smesso di dipingere, ma il suo essere donna quindi moglie l’aveva spinta a fare un passo indietro in favore del marito, sul quale ha avuto lei stessa un’influenza e che ha aiutato nella conoscenza di artisti e collezionisti.

Ha comunque sempre saputo di dover lottare per il modo in cui il pubblico e la critica l’avrebbero recepita, tanto ad arrivare a non firmare le proprie opere per non renderle riconducibili a lei o al massimo ad apporci solo la sigla LK.

Ma d’altronde questa consapevolezza di essere in una posizione di svantaggio rispetto ai colleghi artisti di sesso maschile l’aveva sempre avuta, a prescindere dallo status dell’uomo che aveva sposato: questo forse le era stato concretamente confermato dallo stesso Hofmann, che riferendosi a una sua opere le disse “Questo dipinto è così bello che non diresti  mai sia stato dipinto da una donna”.

I riconoscimenti cominciarono ad arrivare molto tardi o forse addirittura troppo tardi: nel 1973 ha luogo la sua prima personale pubblica presso il Whitney Museum of American Art e nel 1984 viene organizzata al Moma una retrospettiva, a pochi mesi dalla sua morte.
Nonostante il periodo ci impedisca di vederla dal vivo, il Guggenheim di Bilbao in collaborazione con il Barbican Centre di Londra celebra oggi la produzione di questa artista con una grande mostra (Lee Krasner. Living Color) a stampo biografico che mira a seguire il suo percorso e la sua trasformazione, portando opere mai esposte in Europa .

Le vicende di Krasner ci mostrano quella che era la condizione delle artista donne in un momento in cui il sesso era evidentemente un freno alla carriera, e la vicinanza a un uomo già noto ancora di più, ma ci dimostra anche come abbia saputo continuare a sperimentare assecondando quella che non era solo la sua passione, ma la sua vita e il suo lavoro.

 

Courtesy of Pollock-Krasner House and Study Center