“[…] Ma non dobbiamo mai sottovalutare il potere di piantare un seme”
#MercoledìFilosofico #10

“Non possiamo obbligare qualcuno ad ascoltare un messaggio che non è pronto a ricevere.
Ma non dobbiamo mai sottovalutare il potere di piantare un seme”

Jean-François Millet è il pittore contadino per eccellenza: numerosi sono infatti i dipinti dedicati alla vita rurale, che prendono come protagonisti i suoi lavoratori, perfetta espressione della corrente realista, indubbiamente capeggiata da Gustave Courbet, a cui Millet apparteneva, ma da cui si staccava anche per certi versi.

 

Jean-François Millet, Des glaneuses, 1857 – Courtesy Musèe d’Orsay

 

Mancava infatti in lui e nelle sue opere quell’istinto alla denuncia, che veniva invece sostituito da un elogio quasi sentimentale di quei soggetti per così lungo tempo ignorati ed esclusiva dalla rappresentazione artistica, e su cui tutta l’attenzione si concentra nella realizzazione delle sue opere.

Ci impersoniamo quindi nel duro lavoro di Le Spigolatrici (Des glaneuses), nella concertazione de il Vagliatore (Un Vanneur), nel momento di pausa e devozione di Angelus), o nella solennità del gesto di Il Seminatore (Le Semeur), che nello spargere i semi che nel tempo cresceranno diventa la raffigurazione perfetta ad esprimere il significato della frase di questo Mercoledì Filosofico.

 

Jean-François Millet, The Sower, 1850 – Courtesy Museum of Fine Arts Boston

 

La fatica del lavoro viene ripagata dale future crescite a cui dà il via, così un metaforico seme “piantato” in qualcuno un giorno potrebbe sbocciare e portare a qualcosa di altrettanto meraviglioso.

La chiave è nella pazienza, tanto nella coltivazione quanto nella vita: non si può pretendere che ad un’azione del genere consegua immediatamente una reazione, ma è nel compiere questo gesto al meglio delle proprie possibilità e attendere con pazienza il possibile risultato che si realizza il suo senso.

 

Vincent Van Gogh, The sower (after Millet), 1890 – Courtesy Kroller Muller

 

Così la figura del seminatore diventa simbolo di un atteggiamento positivo, con inevitabile successo iconografico anche nella storia dell’arte: ad esempio, sarà Van Gogh a riprendere proprio Millet e il suo seminatore in un omaggio al maestro, oltre che in altre due personalissime versioni.