Undici voci per undici I‐stanze. Allo Spazio Thetis gli artisti interpretano la “crisi” del presente

Sabato 26 febbraio alle 17 ha inaugurato allo Spazio Thetis di Venezia, hub culturale dell’Arsenale Novissimo che vanta un’importante collezione permanente di arte contemporanea (con opere, tra le altre, di Michelangelo Pistoletto, Jean Fabre e Beverly Pepper), la mostra “I‐STANZE” che ospita, fino al 7 aprile 2022, gli interventi di undici artisti in altrettanti uffici temporaneamente liberi: undici White Boxes che racchiudono ognuna la necessità di interpretare, in modo soggettivo e pregnante, il momento presente.

 

Cristina Treppo, “C652” (2021), green resina‐cemento – Courtesy of FG Comunicazione

 

Gli artisti in mostra – Claudia Buttignol, Paolo Frascati, Laura Guilda, Filippo La Vaccara, Armando Lovato, Lorenzo Marini, Roberto Mazzetto, Ankon Mitra, Marica Moro, Francesca Saccani, Cristina Treppo e l’intervento site‐specific di Nicolò Pellarin – hanno dato libero fluire alla loro relazione con il “qui e ora” e le sue criticità.

Si entra quasi in punta di piedi nella stanza‐rifugio di Cristina Treppo (Udine, 1968) dove una serie di vasi in cemento è installata pericolosamente lungo sottili cavalletti di ferro. Il tema della memoria è uno dei cardini attorno al quale orbita il lavoro dell’artista che sente l’esigenza di raccontare, con delicatezza dolorosa, l’incertezza del tempo.

 

Ankon Mitra, “Komorebi” (2021), dupont tyvek, luci led e cornice di alluminio – Courtesy of FG Comunicazione

 

Ankon Mitra è un artista e architetto (New Delhi, 1982) che sceglie invece la carta per veicolare la sua devozione per la geometria e la matematica della natura. L’opera in mostra è un inno al mistero dell’esistenza che gioca sui contrasti tra luce e ombra, visibile e invisibile nelle pieghe della composizione di origami.

 

Laura Guilda, “no rest” (2020), wooden chair, frame and silk selvedges – Courtesy of FG Comunicazione

 

Il percorso di Laura Guilda (1986), che propone opere realizzate negli ultimi due anni, è segnato invece dal risveglio della coscienza collettiva e dalla necessità di porsi domande sulle attuali circostanze. Il lavoro di Laura ricorre al medium del tessuto e dei fili di lana, materiali “antichi” che ci sono familiari, per indurci ad alzare il nostro livello di attenzione su problematiche incombenti come l’emergenza climatica, la superiorità dell’uomo sulla natura, l’individualismo esasperato. Perché non esiste cambiamento senza consapevolezza.