“Forever is Now: il dialogo delle Piramidi con il contemporaneo grazie ad Art D’Égypte

È il 2016. Nadine Abdel Ghaffaris dà vita a Art D’Égypte, una società di consulenza che al contempo vuole unire la promozione dell’arte contemporanea con la valorizzazione del patrimonio storico e artistico egiziano: questa mission prende forma grazie a eventi espositivi presso tre luoghi che sono punti di riferimento per la culturale locale.

Tra gli eventi cardine organizzati, “Eternal Light: Something Old, Something New” al Museo Egizio del Cairo nel 2017, “Nothing Vanishes, Everything Transforms” a Palazzo Manial (isola di Roda) nel 2018 e “Reimaged Narratives” nel 2019 presso Al-Muizz, una delle più note vie della parte storica di Il Cairo, in cui 28 artisti egiziani per ciascuna occasione hanno esposto le loro opere.

 

JR, Greetings From Giza – Courtesy @jr Instagram

 

Per la quarta esposizione annuale, la location scelta è quanto meno scontata e banale possibile: le Piramidi di Giza e la necropoli circostante fanno per la prima volta da sfondo a un percorso espositivo all’insegna dell’arte contemporanea. Sono dieci e sono di provenienza internazionale gli artisti scelti per questa occasione, che uniscono le forze con i dieci progetti individuali che si susseguono nella passeggiata attraverso le piramidi.

L’antico e il nuovo si fondono perfettamente per la prima volta, a cominciare dall’opera dell’artista americana Gisela Colón: Eternity Now incarna in sé passato, presente e futuro in un istante senza tempo con un omaggio profondo alla cultura egizia, con il colore dorato e la forma che ricorda l’Occhio di Horus.

 

Shuster + Moseley, (Plan of the Path of Light) In the House of Hidden Places – Courtesy @shuster_moseley Instagram

 

Con Greetings From Giza, JR non può che giocare con la sua immagine-cartolina sovrapposta alla piramide di Chefren, con un’installazione di acciaio: dopo gli interventi alla piramide del Louvre, l’artista fa un salto nel passato ma insieme un salto nel futuro, annunciando la sua prima release di NFT.

Interior Space: Khafre è l’omaggio di Stephen Cox Ra a Chefren, un’opera di quello stessi granito di Assuan trovate all’interno della sua tomba che vuole porsi come un imponente sarcofago, la cui maestosità possa essere adatta a quella del faraone.

Il labirinto di cubi di Sultan Bin Fahad, R III, omaggia un’iscrizione che viene associata alla figura di Ramses III ritrovata in Arabia Saudita, indagando la questione del rapporto tra le due terre e le due civiltà.

 

Joao Trevisan, Body That Rises – Courtesy @trevisanjoao Instagram

 

Il duo artistico formato da Claudia Moseley e Edward Shuster (Shuster + Moseley) realizza (Plan of the Path of Light) In the House of Hidden Places, che inserisce perfettamente nella loro ricerca fatta di installazioni che utilizzano la geometria per creare momenti di riflessione: le forme in vetro creano un ponte tra le antichità a cui si rapportano e la tecnologia simbolo del futuro.

Alexander Ponomarev in Ouroboros riprende concetti come quello dell’uroboro, simbolo già presente nell’Antico Egitto, legato all’infinito scorrimento dell’acqua, sangue del pianeta terra.

Il Barzakh di Moataz Nasr rappresenta quell’entità che divide il regno dei vivi dall’aldilà, come sosteneva il pensatore Ibn Arabi: c’è una connessione tra questi due mondi che non è una separazione, poiché si configurano come due modi diversi di esistere.

 

Sherin Guirguis, Here I Have Returned – Courtesy @sherin.guirguis.studio Instagram

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oao Trevisan costruisce Body That Rises, una sorta di torre di 7 metri, grazie all’utilizzo di un materiale a lui molto caro cioè le traversine in legno utilizzate nei binari ferroviari, che vuole evidentemente essere un richiamo agli antichi obelisco che puntavano verso il cielo.

Sherin Guirguis dedica Here I Have Returned alle donne che hanno avuto un ruolo fondamentale nella società dell’epoca, infatti l’installazione richiama la forma dello strumento musicale utilizzato dalle sacerdotesse di Iside, per ricordare la questione delle donne che, quasi invisibile, nel tempo hanno svolto (e svolgono ancora) attività indispensabili.

Chiude il viaggio Lorenzo Quinn, che con Together ripropone le sue mani, con un intervento site specific che non vuole disturbare la magnificenza delle opere presenti da migliaia di anni, ma vuole anzi rendere omaggio alla loro costante bellezza e a quel ruolo dell’arte che sa connettere tempi, mondi, persone diversi.

 

Lorenzo Quinn, Together – Courtesy @lorenzoquinnartist Instagram

 

Il progetto “Forever is now” ha lasciato che il maestoso passato sfidasse il più sensibile presente, in un gioco in cui la vittoria stava nel riuscire a dialogare con qualcosa di così imponente in termini fisici e storici da rischiare di oscurare tutto il resto.

L’arte non muore, ma continua a vivere e ad essere testimonianza di ciò che c’è stato, come fonte di ispirazione per chi verrà, come ponte per unire oltre ogni diversità.