“I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché”
#MercoledìFilosofico #17

Opera principe nella produzione di Botticelli, nonché uno dei quadri simbolo del Rinascimento e della città di Firenze, la “Nascita di Venere” rappresenta l’ideale di bellezza femminile ma dà anche metaforicamente avvio alle vicissitudini che coinvolgono la dea della bellezza.

Anche se l’opera ricorda in realtà il suo arrivo sull’isola di Cipro, vuole essere una celebrazione di Venere comunque contestualizzata nel luogo che le ha dato l’origine, cioè la spuma del mare.

È comunque avvolta in un velo di mistero la sua effettiva origine, in cui si intersecano i miti narrati da Esiodo e Omero: il primo sostiene infatti che derivi dal dio Urano, nel momento della sua castrazione ad opera del figlio Saturno e dal cui seme caduto nel mare ella scaturì; mentre il secondo riporta come padre Giove e come madre la ninfa Dione.

 

Sandro Botticelli, Nascita di Venere, 1485 – Courtesy Uffizi

 

Ma tralasciando la veridicità di uno o dell’altro mito, rimane invariato il fatto, che tra le numerose vicissitudini che la coinvolgono e le diverse interazioni avute con i protagonisti della mitologia, il suo ruolo principale si concretizza nell’importanza avuta ai fini della fondazione della città di Roma.

Ce lo racconta infatti l’Eneide come il figlio Enea fugge da Troia con padre e figlio per poi, tra difficoltà e pericoli, approdare nell’antico Lazio: da qui la storia è nota a tutti, passando da Ascanio a Romolo e Remo.

In questi racconti da secoli tramandati, si intrecciano fato e destini immodificabili che sembrano avere un senso e un disegno più grande a cui sottostanno: persino a una delle maggiori divinità a noi note è nata non per caso, e con un senso le sue azioni l’hanno condotta a intervenire su quella che è la storia di un popolo intero.