L’anelito alla libertà: Igshaan Adams

Igshaan Adams, nato in periferia di Città del Capo e cresciuto nel contesto dell’apartheid, espone i suoi monumentali arazzi polimaterici alla Biennale Arte 2022.

L’artista racchiude, tra il filo, lo spago, la plastica e le conchiglie, le sue vicende personali.
Tramite le sue istallazioni tessili conduce uno studio dello spazio e dei materiali, ma non solo: rivolge anche un messaggio politico e sociale.

Igshaan Adams, Biennale Arte 2022

La critica rivolta ai suoi oppressori si combina con l’affermazione della libertà, così come il trauma infantile dell’apartheid si combina con i ricordi gioiosi legati alla famiglia e agli affetti.

Adams non ricrea un legame solo concettuale con familiari e amici, ma anzi si avvale del loro aiuto per la realizzazione delle sue creazioni. Grazie a questo egli infonde nell’opera stessa il legame tra materialità e idea. 

In alcune sue opere notiamo che le imponenti superfici sono attraversate da dei tracciati che creano un particolare movimento sull’arazzo. Adams definisce questi percorsi “linee del desiderio”: un chiaro rimando all’ardente aspirazione alla libertà dei periodi cupi della sua storia.

Igshaan Adams, Biennale Arte 2022 – Credits: Gus Powell for The New York Times

Le linee del desiderio, comunemente, sono dei percorsi che si creano tramite l’erosione di aree verdi o extraurbane a causa del passaggio delle persone.

In Sud Africa, quando il governo impose l’isolamento tra le diverse comunità indigene, questi sentieri vennero attraversati furtivamente al fine di mantenere le relazioni e i collegamenti tra gli individui. Questi camminamenti venivano inoltre usati dagli uomini che, in cerca di lavoro, attraversavano le periferie industriali di Città del Capo.

Come abbiamo visto però, il messaggio di Adams non si ferma mai alla critica ma rivolge sempre uno sguardo al di là del negativo: questi percorsi, nati dalla necessità e dalla costrizione, diventano un manifesto della libertà.