L’arte contemporanea tra creatività e follia al Chiostro del Bramante di Roma

Ventuno artisti di rilievo internazionale e oltre undici installazioni site-specific inedite invadono gli spazi interni ed esterni del Chiostro del Bramante di Roma. 

Il progetto, a cura di Danilo Eccher, tiene fede al suo titolo, CRAZY: imprevedibile, inconsueto, stravolgente. 

Alle radici della mostra, si trova una riflessione sull’analogia tra pazzia e arte, che vede fra le due una somiglianza lampante. La ribellione contro gli schemi prestabiliti, la differente percezione del mondo e la solitudine del diverso rendono infatti labile il confine tra creatività e follia. 

Crazy. La follia nell’arte contemporanea, Dart – Chiostro del Bramante, Roma 2022, Ian Davenport, Poured Staircase, 2022 – Courtesy Ian Davenport Studio – Credits: romeing

“Nel corso del tempo, il confine netto fra il dato medico e l’orizzonte poetico si è via via attenuato, svaporato, liberando piani di confronto e contaminazione, la folle creatività ha cominciato a occupare la scena mostrando le sue innumerevoli maschere” afferma Eccher.  

L’atmosfera dell’esposizione si dimostra così un’impattante onda d’urto che si intreccia in una narrazione complessa e partecipativa, includendo ogni locale del meraviglioso Chiostro, anche quelli normalmente esclusi dal percorso, come ad esempio lo spazio del bookshop in cui Max Streicher espone il suo lavoro. 

Ovunque si respira piena e fervente creatività: dalle fluide colate di pigmento di Ian Davenport sulle scale esterne del Chiostro, agli ambienti di Lucio Fontana e Gianni Colombo che modificano la percezione dello spazio, fino alle 1500 farfalle nere di Carlos Amorales.

Crazy. La follia nell’arte contemporanea, Dart – Chiostro del Bramante, Roma 2022, Alfredo Pirri– Credits: artslife

Ma non solo, l’imprevedibilità e l’ardore creativo portano a salti espressivi tra le opere, da Alfredo Pirri che riveste il pavimento del chiostro con degli specchi rotti calpestabili, che fanno vedere ciò che prima era invisibile, ai giardini inaspettatamente sospesi di Petah Coyne. 

Alle sollecitazioni visive si aggiunge un sottofondo sonoro, come l’originale composizione scritta e concepita da Carl Brave appositamente per la mostra, che accompagna i visitatori nell’esplorazione della pazzia del quotidiano. 

Così, tra le varie espressioni artistiche che questo percorso propone, si viene calati nella dimensione finale: abitare le opere. 

Possiamo parlare di un vero e proprio elogio alla follia, tramite il quale ogni visitatore si può confrontare, anzi può abitare, le follie altrui e mediante esse esprimere le proprie.