Refik Anadol ci trasporta nell’affascinante mondo dell’arte digitale

Se ancora qualcuno nutre dei dubbi sulla creatività della Crypto Art, l’arte digitale di Refik Anadol elimina ogni questione. 

Anadol è da considerarsi l’artista dell’umanesimo digitale: usa i big data come pigmento e dipinge con un pennello pensante assistito dall’intelligenza artificiale. La sua arte digitale, fatta di colori luci e suoni, indaga i confini dello spazio e della veglia ricreando una collisione tra mondo virtuale e mondo fisico. 

Refik Anadol, a still capturing the color intensity of Anadol’s work – Credits: Forbes

In un TED Talk del 2020, intitolato “L’arte nell’era delle macchine intelligenti”, l’artista racconta il momento in cui è scaturito il suo interesse riguardo al potere dell’immaginazione: aveva otto anni e mentre era immerso nella visione del film cult “Blade Runner”, venne rapito dalla straordinarietà dei palazzi futuristici della città di Los Angeles. 

Costanti domande riguardo alla potenzialità dell’intelligenza artificiale hanno accompagnato tutto il suo percorso, portandolo ad affinare sempre di più i propri mezzi tecnologici. 

Refik Anadol – Credits: digitalavmagazine.com

Con un team, formato nel 2014, composto da architetti, informatici, analisti, neuroscienziati, musicisti ed esperti di narrativa ha innanzitutto messo  a punto, grazie ad avanzati algoritmi, la trasformazione dei dati in pigmento e la creazione di IA autonome. 

Ha quindi creato una delle sue prime opere, “Wind of Istanbul”: sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale nell’analizzare la natura, in quest’opera riproduce il vento sfruttando i dati raccolti da sensori.
L’opera rende visibile l’invisibile: la leggerezza e la potenza del vento diventano manifesti.

Grazie a queste straordinarie tecnologie, Refik Anadol riesce a ricreare l’inimmaginabile: tramite il data painting rende visibile il ricordo. Collaborando con gli scienziati del Neuroscape Laboratory dell’Università della California, vede e comprende le fattezze del ricordo nel cervello umano, simulandolo poi in un’immagine digitale dai colori neutri, in un ondeggiante movimento di memorie. 

Tra le sue realizzazioni più importanti troviamo anche “Machine Hallucination”.
Per creare quest’opera, l’artista ha utilizzato un software basato che ha elaborato più di 100 milioni di fotografie di New York City.
L’opera fa entrare lo spettatore dentro una fusione onirica del tempo: la New York del passato e del futuro vengono fatte dialogare, generando così una narrazione sinestetica.

L’arte digitale di Refik Anadol è quanto di più stupefacente l’uomo possa fare con la tecnologia: la creatività viene espressa in un modo nuovo, imponente ed affascinante.