Riflessioni su vetro. In dialogo con Lorenzo Passi

Lorenzo Passi (Milano, 1985) è un artista che sceglie fin da subito il vetro come principale medium di espressione. All’età di 20 anni inizia a fare pratica in fornace a Murano dove ritorna, dopo un periodo di studio presso la scuola del vetro di Nuutajarvi in Finlandia, per collaborare con affermati maestri vetrai (come Giovanni Nicola). La pratica di lavorazione “sul campo” lo porta a raggiungere un elevatissimo livello di controllo e sperimentazione sul vetro che “instaura un dialogo” con altri materiali come il metallo e il legno. Dopo l’esordio espositivo a Milano, oramai stabilitosi a Venezia, inizia a collaborare con la Galleria Marignana Arte che ha individuato nella sua ricerca il germoglio nuovo di una memoria antica che è in grado di parlare il linguaggio della contemporaneità. Attraverso il vetro.

 

SpeakART: La tua pratica sul vetro inizia da giovanissimo in fornace a Murano. Che cosa c’è in te del maestro vetraio e cosa dell’artista? Queste due anime convivono in maniera armoniosa o a volte esiste un contrasto?
Lorenzo Passi: Non ho mai avuto la velleità di essere un maestro vetraio, diciamo che la cosa non mi interessa. Al contrario, so che in me “si annida” l’artista che aveva il solo fine di esprimersi. Così come un pittore sceglie un pennello, io ho scelto il vetro come mezzo con il quale esprimermi.
Sono consapevole sia un percorso un po’ più duro, più difficile da intraprendere (se ci penso, a volte assurdo da affrontare) ma, da persona testarda, perseguo questa direzione.

 

  • Lorenzo Passi, Roots, 2018, blown glass and steel, 220x60x60 cm - Photo by Enrico Fiorese – Courtesy of Marignana Arte Venezia

 

SpeakART: Nei tuoi lavori esiste un legame con la memoria, particolarmente evidente nell’uso di materiale ferroso di recupero su cui agisci tramite interventi di riempimento con vetro soffiato. Nella ricerca dell’equilibrio tra questi elementi (il vetro e il ferro) quando un pezzo per te è considerato “finito” e ti soddisfa pienamente?
Lorenzo Passi: Tendo a lasciare sempre una porta aperta in modo che le cose possano cambiare, evolversi.
Anzi, ti dirò di più, a volte mi piace che le cose rimangano grezze, non finite. Preferisco lasciare spazio alla possibilità che il tutto possa essere mutevole. Se si pensa alla natura dei materiali stessi, quando un oggetto è attorniato dal metallo, il vetro conserva la sua apparenza mentre il metallo si erode gradualmente. E’ mutante e, man mano che il tempo passa, la sua consistenza si avvicina a quella della polvere.
L’idea è che questi oggetti, che si portano addosso un vissuto fatto della storia degli altri (o comunque di una storia), nel tempo presente possano acquisire una nuova memoria, una nuova vita, nonostante siano stati dimenticati o abbandonati in discarica perché magari non servivano più. In qualche modo sono derive della società, relitti della nostra attuale presenza.

 

SpeakART: Qual è il rapporto con i tuoi lavori? Mi spiego meglio. Te ne allontani facilmente in caso di mostre e vendite oppure si instaura un legame che prescinde dagli aspetti, per così dire, più pratici? Esiste un’opera che, proprio per questo motivo, non venderesti mai?
Lorenzo Passi: Diciamo che, una volta realizzata l’opera, prevale una sorta di liberazione dall’oggetto al quale non sono così legato. Ad esempio sono una di quelle persone che raccoglie moltissime cose, non butto via nulla, ma comunque non mi pesa allontanarmene.
Esiste sicuramente un legame emotivo nella manifattura dei miei lavori, ma ciò non è connesso all’oggetto di per se stesso al quale non sono legato in modo così ossessivo da “trattenerlo” a me con la forza.

 

Lorenzo Passi, La conquista dell’inutile, 2021, blown glass, steel, 70x35x25 cm – Photo by Enrico Fiorese – Courtesy of Marignana Arte Venezia

 

SpeakART: Nell’opera “Black e White” due blocchi di vetro appaiono stritolati da un sottile tubo di rame. L’opera nasce dalla suggestione per la tragica morte dell’afroamericano George Floyd, avvenuta nel 2020. Come e quanto incide l’attualità del tempo presente sul tuo lavoro? Personalmente, ci sono temi che ti colpiscono più di altri e contribuiscono a “entrare” più facilmente nel tuo lavoro?
Lorenzo Passi: In quel caso sono rimasto colpito dall’efferatezza del gesto e dall’impossibilità di mettere assieme quello che poi, semplicemente, è diverso in apparenza. L’idea che il bianco e il nero non possano coesistere senza che ciò causi problemi, mi ha mosso uno stato di disappunto tale che l’ho voluto tradurre in questa opera.
Ho pensato parecchio a questo aspetto, fino a quando ho deciso di creare due strutture legate da uno stesso filo che le tiene insieme. Un modo per ragionare su questa condizione di ignoranza che poi si trasforma in paura: paura dell’altro, del diverso che porta a vivere male non solo gli altri, ma anche se stessi.
Devo dire che non ci sono temi che mi colpiscono più di altri né esiste un meccanismo particolare che si innesca. La vivo in maniera piuttosto istintiva. Semplicemente una riflessione su un tema può nascere oppure no.

 

SpeakART: Il 2022 è stato dichiarato Anno Internazionale del Vetro con centinaia di iniziative su scala globale. A tuo parere perché il vetro, materiale dalla storia millenaria, è ancora così contemporaneo?
Lorenzo Passi: Perché ha doti uniche che possono creare effetti che nessun altro materiale è in grado di dare. Se utilizzato nel modo giusto, il vetro può essere altamente espressivo e veicolare molto più che altri elementi. Il suo contrasto con altri materiali ha una forza singolare. E poi è una materia che ti permette di giocare con la luce, con il suono. Con la vita in generale.

 

  • Studio Visit - Courtesy of Lorenzo Passi

 

SpeakART: Sei uno di quei creativi che guarda tanto quello che fanno gli altri o comunque c’è un momento in cui lo hai fatto? In particolare c’è qualche artista del passato che ti ha ispirato?
Lorenzo Passi: Già dopo aver iniziato questo percorso ho scoperto che c’era stato Vinicio Vianello che lavorava con il vetro realizzando strutture in metallo dentro alle quali soffiava che sembravano oggetti di pseudo‐recupero.
E’ stato curioso vedere altri che lavorano in un modo simile o che comunque tendono a combinare l’uso di diversi materiali incluso il vetro.
Del passato devo dire che mi piace Man Ray, amo molto il suo percorso.
Per quando riguarda i contemporanei non saprei…tendenzialmente, sono uno che segue la propria strada, ma ogni cosa che osservo, vivo, fa parte di me, entra nel mio percorso. E’ come un tassellino che va ad aggiungersi a quello che già c’è.

 

SpeakART: A cosa stai lavorando ora? Cos’hai in programma dal punto di vista espositivo per il 2022?
Lorenzo Passi: Ci sono diversi progetti, anche se ancora allo stato embrionale. 
Al momento sto lavorando a una nuova installazione che prevede la combinazione di una decina di opere che diventeranno schermi le cui immagini carpite verranno proiettate e remixate da un programmino interno al vetro‐schermo stesso. In questo modo lo spettatore verrà coinvolto con la sua presenza, anche se non voglio che l’immagine sia nitida, riconoscibile. L’idea è che si instauri un dialogo “per riflesso” (caricabile e fruibile anche online, da lontano). Una sorta di social al contrario.
Si tratta di un’elaborazione complessa che avrà forse bisogno dell’apporto di un tecnico per la quale, comunque, non mi dò un termine, nemmeno per la realizzazione delle strutture‐scheletro in ferro. Preferisco che le cose fluiscano in modo libero.
Tutto ciò coesiste anche con il timore che, vista la difficoltà che sta vivendo la produzione vetraria a Murano per il problema dei costi dell’energia, con il tempo diventerà sempre più difficile appoggiarsi a delle fornaci per la soffiatura in isola. I progetti sono sempre e comunque moltissimi, così come la voglia di creare.