Sulle orme di Burri: il Cretto digitale di A.L. Crego

Tra il 1984 e il 1989, Alberto Burri realizza a Gibellina (Trapani) un enorme cretto bianco di ben 80.000 metri quadrati.

L’opera, realizzata in memoria della città di Gibellina vecchia distrutta da un terribile terremoto nel 1968, è ad oggi considerata una delle opere di land-art più grandi al mondo.

 

Cretto di Gibellina, vista aerea – Courtesy of Artwort

 

“ (…) andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento.” – Alberto Burri, 1995

L’artista di Città di Castello attraverso la sua arte, nata in questo caso dalle macerie, ha impresso per sempre nella memoria comune quel terribile avvenimento di vent’anni prima ed è perfettamente riuscito nell’intento di rianimare le voci e i vicoli del paese. Il Cretto di Gibellina è visitato ogni anno da migliaia di turisti e amanti dell’arte che si perdono nel labirinto delle crepe nell’enorme distesa di cemento.

 

Cretto di Gibellina , dettaglio – Courtesy di Artwort

 

Più di cinquant’anni dopo, A.L. Crego, artista spagnolo, ha creato una versione digitale di un cretto.

Nonostante non possiamo sapere con certezza se sia stato effettivamente ispirato da Burri, certo è che la somiglianza tra le opere è quanto mai impressionante: il bianco, le crepe e la distesa desertica.

Ma se in Burri prevalgono la staticità e il silenzio assordante della memoria, in Crego c’è un elemento di moto dato dalle piccole auto che viaggiano attraverso le crepe.

 

A.L. Crego, Aerial Mud – North West, Courtesy di Makersplace

 

È caratteristica propria dell’artista inserire nelle sue opere dei meccanismi di loop al fine di rappresentare direttamente le sue immagini mentali in forma di gif generando un mantra visivo ipnotico.

In entrambe le opere, c’è il rapporto tra l’uomo e la natura.

In Burri con il ricordo della vita persa a causa della forza prorompente della natura stessa e in Crego con la denuncia nei confronti dell’uomo, colpevole di creare – come ha affermato l’artista stesso – dei percorsi di erosione evolutiva opposti all’azione dell’acqua che è prima artefice della natura viva.